app acustici

L’apparecchio acustico riduce il rischio di malattie neurodegenerative

La ricerca sulla perdita dell’udito e lo sviluppo della demenza è stata realizzata dalla John Hopkins Bloomberg School of public health di Baltimora.

Si basa sull’analisi di dati del National Health and Aging Trends Study.

Essi riguardano 2.413 over 65, dei quali più della metà con età superiore agli 80 anni, fra i beneficiari di Medicare, il sistema di assicurazione sanitaria gestito dal governo Usa.

Nel campione dello studio sull’udito, è stata rilevata una percentuale di demenza del 61% fra coloro che avevano anche un deficit uditivo da moderato o grave.

In 853 partecipanti con problemi di udito ma che utilizzavano apparecchi acustici, la prevalenza di demenza era inferiore al 32%.

Gli studiosi hanno raccolto dati attraverso test e interviste a domicilio fra i senior del campione, e hanno concluso, come già avevano ipotizzato ricerche precedenti, che la perdita dell’udito sarebbe un fattore che contribuisce al rischio di demenza, ma che il trattamento dell’ipoacusia può comunque ridurre la possibilità di ammalarsi.

Il nesso fra i due elementi deficitari non è stato ancora chiarito. Incoraggia, però, la ricerca e la prevenzione e la cura dei disturbi legati alla sordità progressiva dovuta all’avanzare dell’età. I risultati sono stati pubblicati dal Journal of American Medical Association.

“Questo studio perfeziona ciò che abbiamo già osservato sul legame udito-demenza” dichiara Alison Huang, ricercatrice presso il Dipartimento di Epidemiologia della Bloomberg School, e presso il Cochlear Center for hearing and public health.”

Nel 2020 The Lancet aveva pubblicato un altro studio.

Nel testo si indicava la perdita dell’udito: intesa come il principale fattore di rischio modificabile per la demenza. Soprattutto a causa della ridotta stimolazione cognitiva derivante dal fatto di non sentire. L’utilizzo di apparecchi acustici consigliato per diminuire le probabilità di un declino cognitivo, e consentire di risolvere quasi un caso di demenza su dieci.

L’ipotesi è che la perdita dell’udito possa causare una diminuzione del volume della corteccia temporale, dove risiede la corteccia uditiva che riceve ed elabora gli input sonori. Questa riduzione coinvolgerebbe l’ippocampo e la corteccia entorinale, implicate nei processi cognitivi e della memoria.

Da Spazio50

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