ragazzo sordo a scuola

Un ragazzo sordo a scuola …

Un ragazzo sordo a scuola fronteggia una serie di situazioni emotive e sociali che nell’insieme possono rappresentare quel che chiamiamo difficoltà comunicative.

Ma partiamo dall’inizio.

La sordità non è un handicap, tuttavia la nostra società, che potremmo definire profondamente “verbale”, si basa su una concezione di relazioni fondate su una vera e propria “impalcatura di parole” e la stessa comprensione dei fenomeni impone che si presieda il codice linguistico verbale-vocale.

Un ragazzo sordo a scuola è il primo a fare le spese di questa concezione delle relazioni

perché vivono un tipo di vita molto diverso da quella dei loro coetanei udenti.

Non sappiamo di fronte a un ragazzo sordo a scuola del grande impegno – di tempo ed emotivo – che la persona ipoudente impiega nelle terapie riabilitative, nei percorsi di potenziamento linguistico e scolastico.

Quel che non sappiamo e quel che non chiediamo, con la conseguente esclusione di un ragazzo sordo a scuola dai gruppi di adolescenti o preadolescenti, rapporti, invece indispensabili, perché rappresentano quella possibilità di vivere una serie di esperienze che consentono loro di acquisire l’autonomia dalle famiglie.

Non meno complesso appare il rapporto dei ragazzi udenti con i loro coetanei sordi, visto che di fronte all’impossibilità di instaurare un dialogo autentico,  l’atteggiamento più diffuso è quello di un progressivo, ma inesorabile distacco affettivo.

Eppure la società attuale è certamente impegnata ad adottare nuovi mezzi e tecnologie ad hoc  che possano agire sul deficit, protesizzazioni, interventi di rieducazione alla lingua fonico acustica, impianti cocleari.

Tuttavia le risorse impiegate per cercare di abbattere le barriere comunicative che incidono pesantemente sull’handicap risultano nettamente minori, e anche quando un ragazzo sordo a scuola, paga un prezzo estremamente elevato in termini umani nonché economici,  lo scambio comunicativo rimane insufficiente.

A complicare ulteriormente la situazione di una persona ipoacusica e a rendere la sua vita ancora più difficile, vi è la particolare importanza che la nostra società attribuisce ad uno specifico aspetto del linguaggio: parliamo di quella particolare facoltà che prende il nome di know-that, ossia la descrizione verbale dell’insieme dei procedimenti adottati per l’esecuzione di un particolare compito, che si contrappone al più semplice know-how, ossia il saper fare, la conoscenza cioè di come eseguire un particolare compito.

Bisognerebbe impegnarsi soprattutto nell’abbattimento delle barriere comunicative, compito questo, tuttavia, affidato da sempre esclusivamente ai sordi in maniera unilaterale.

Sono loro, infatti, quelli a cui viene chiesto di adattarsi al nostro mondo di udenti attraverso l’acquisizione di espedienti e modalità, come per esempio la lettura labiale, che ne consentano una loro integrazione.

Quando cerchiamo di fare un bilancio su quale sia la situazione che i sordi vivono nella nostra società, ma soprattutto a scuola, il quadro che ne scaturisce non è certo uno dei più confortanti.

Per tutte le informazioni chiamaci all’800 182 375

 

 

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