Quando l’arteria uditiva non trasporta più sangue si può generare l’infarto all’orecchio, una grave patologia che può portare alla completa sordità improvvisamente.
L’orecchio è ricco di vasi sanguigni, in particolare il labirinto membranoso è formato da:
utricolo, sacculo, dal condotto endolinfatico,dal condotto cocleare e dall’arteria uditiva interna formata anche essa da tre rami arteriosi:
Vestibolare , vestibolo-cocleare e cocleare.
La cocleare è la principale arteria che porta sangue quasi a tutta la coclea.
Cos’è l’infarto all’orecchio
Quando una delle arterie si ottura oppure sussiste un cambiamento improvviso della pressione endolabirintica si può determinare una lesione alla coclea con conseguente ipoacusia o sordità completa.
La riduzione dell’afflusso di sangue può essere dovuto a fenomeni come aterosclerosi o tromboembolia.
Siccome l’arteria uditiva è l’unico vaso sanguigno che apporta sangue e ossigeno un suo blocco determina uno stato ischemico che si riflette quindi in un blocco improvviso delle funzioni uditive.
Le cause dell’infarto all’orecchio
Negli ultimi anni si è studiato molto quale siano le cause scatenanti dell’infarto all’orecchio, numerosi studi hanno indicato come principali cause fenomi come :
- l’obesità
- ipertensione
- diabete
- fumo
L’infarto all’orecchio può colpire qualsiasi fascia di età anche se l’incidenza maggiore si osserva nella popolazione adulta/anziana a favore del sesso maschile
Diagnosi e rimedi
L’infarto all’orecchio è caratterizzato da un’ipoacusia quasi sempre monolaterale che può comprendere solo alcune frequenze tra gravi o acute , oppure addirittura tutte.
L’osservazione diretta dell’orecchio con l’otoscopio non rivela nullo di anomalo, la diagnosi deve essere effettuata con indagini da laboratorio e dalla risonanza magnetica dell’encefalo con mezzo di contrasto.
L’infarto all’orecchio può essere connesso a problemi gravi ed intervenire immediatamente è necessario per evitare ulteriori complicazioni.
L’evoluzione è direttamente connessa sia alla gravità del danno sia alla velocità di intervento.
In ogni caso nel 70% dei casi vi è un completo recupero dopo un adeguata terapia.