nodosauridi

Nodosauridi: quei dinosauri sordi

Un team di ricercatori ha pubblicato uno studio sulla rivista Scientific Reports, in cui si descrive l’analisi del fossile della scatola cranica di uno Struthiosaurus austriacus, un nodosauride vissuto nel tardo cretaceo, all’incirca 80 milioni di anni fa, giungendo a conclusioni interessanti.

I nodosauridi facevano parte del gruppo più grande degli anchilosauri definibili come “dinosauri corazzati” o “fortezze viventi”.

Questi dinosauri erbivori avevano infatti il corpo ricoperto di placche e punte ossee che servivano, naturalmente, per difendersi dai nemici.

Inoltre potevano contare su una coda altrettanto dura e potente che usavano come una sorta di bastone.

La scatola cranica analizzata dai ricercatori apparteneva ad uno Struthiosaurus austriacus, un piccolo nodosauride vissuto all’incirca 80 milioni di anni fa.

Il fossile fu ritrovato in Austria, in una zona a sud di Vienna, ed è stato per anni parte della collezione dell’Istituto di Paleontologia di Vienna.

A seguito delle analisi, effettuate con nuove tecniche di microTC, i ricercatori sono giunti alla conclusione che alcuni anchilosauri preferivano una vita piuttosto solitaria anche perché aveva un senso dell’udito molto poco sviluppato.

Lo hanno dedotto perché hanno scoperto che la lagena dello Struthiosaurus austriacus, una zona dell’orecchio interno importante per l’udito, era molto corta, più piccola di quelle di tutti gli altri dinosauri conosciuti.

I ricercatori hanno scoperto anche che il suo cervello non era dissimile da quello dei parenti più stretti.

Hanno inoltre scoperto che il flocculo, un componente all’interno del cervello importante per fissare con gli occhi oggetti (e anche nemici) durante il movimento della testa e del corpo, era piuttosto piccolo.

Ciò può significare, come spiega Marco Schade, uno dei ricercatori impegnati nello studio, che lo Struthiosaurus austriacus probabilmente faceva affidamento sulla sua potente corazza per proteggersi dai nemici piuttosto che affidarsi alle potenzialità del suo cervello, ad esempio per calcolare come effettuare un attacco.

Da www.notiziescientifiche.it

 

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