La diagnosi precoce dei deficit uditivi congeniti e di quelli progressivi nei neonati, generalmente fatta nei primi 2-3 mesi di vita, è il miglior modo per intervenire tempestivamente e diminuire la percentuale di casi di ipoacusia con esiti invalidanti.
Tra le cause di questa patologia, purtroppo, c’è anche l’eccessiva esposizione al rumore generato dalle sorgenti più diverse, dalla tv ai device, come smartphone e tablet, su cui è fondamentale fare informazione per una corretta prevenzione.
L’ ipoacusia o sordità congenita è una patologia che colpisce ancora oggi 1,5-3 neonati su mille e in alcune categorie di bambini.
L’ ipoacusia neonatale congenita può dipendere da fattori genetici, che rappresentano il 50-60% dei casi, ma anche esterni come le infezioni trasmesse nell’utero della madre, tra cui la più frequente è quella da Citomegalovirus e poi la Rosolia congenita e la Toxoplasmosi.
Il deficit uditivo permanente infantile può avere gravi conseguenze sullo sviluppo del linguaggio e delle abilità cognitive, anche quando isolato.
La diagnosi precoce è il presupposto per attuare misure di trattamento e abilitazione adeguate nei tempi e nelle modalità.