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Cronaca: soffre di acufene dopo un grido dal microfono

Un urlo di pochi secondi in un microfono prima di incidere una canzone ha rovinato per sempre l’udito di Alessandro Maresca, regista e cantante, già vittima nel 1998 di una rapina che lo costringe a vivere con proiettile vicino all’arteria femorale.

A lanciare il grido Marco Carbone, 32 anni, produttore video, condannato a un anno con l’accusa di lesioni personali gravi. «Non potrò mai più ascoltare il silenzio», dice Maresca, 54 anni – autore del cortometraggio sulla pena di morte «Last wish», trasmesso dalla Bbc – ricordando la sera in cui nella sua vita la quiete è diventata un ricordo. Perché Carbone abbia urlato rimane un interrogativo, avendo fin dal principio l’imputato scelto di trincerarsi dietro al diritto a non rispondere.

Il proiettile nell’arteria

Il 24 giugno 2017 Maresca deve incidere il brano «I believe in miracles» insieme al suo gruppo musicale, i Taos. Maresca è un artista: ama la musica, canta, in gioventù si è distinto come attore nel film «La ballata di Ren Ham» e poi con gli anni si è dedicato alla regia. Oltre al cortometraggio trasmesso dalla Bbc nel 2012, va ricordato «3mm- una storia vera», basato su quanto gli è accaduto il 15 luglio del 1998: quel giorno, in un bar, un rapinatore entra, spara e lo colpisce. Il regista si salva per miracolo, ma la pallottola, impossibile da estrarre, lo accompagna tutt’ora nella vita quotidiana. Maresca proprio da quella esperienza trae ispirazione per scrivere «I believe in miracles».

La ricostruzione della procura

Composto il testo, la canzone va incisa insieme al resto dell’album «Ruin & Sun». Lui è il cantante, al suo fianco ha il gruppo musicale composto da Gianluca Verona Rinati, Claudio Vincitorio e Claudio Verona. L’appuntamento è allo studio «Open e music». A svolgere il compito del responsabile di sala è previsto che sia Carbone. Ecco la cronaca di quanto sarebbe accaduto, come ricostruito dalla Procura. Le prove iniziano nel pomeriggio. Carbone fa qualche battuta sul fatto che i componenti del gruppo non siano proprio di primo pelo.

Oggi convive con disturbi e acufeni

Tuttavia, per chi ha come Maresca ha un proiettile vicino all’arteria femorale, ogni giorno guadagnato alla vita è una festa. Il gruppo in ogni modo fa molte prove. A un certo punto tutti si allontanano e in sala incisione rimane solo Maresca. Il regista ha le cuffie alle orecchie. Vuole cantare. Pertanto il volume è al massimo. Gli occhi sono bassi, di cosa succede intorno non si preoccupa. Proprio in quell’istante, Carbone urla nel microfono. Lo fa così forte che stordisce, anche se sono in un’altra stanza, i tre musicisti. Che sbandano. Poi si accorgono dello stato in cui è Maresca. Il regista non sente. Il suo volto è pietrificato. L’udito tornerà dopo molto tempo, ma i danni di quell’urlo non scompaiono. La diagnosi è impietosa: acufeni bilaterali, in altre parole un fischio costante in entrambe le orecchie. Perché Carboni lo ha fatto? Un mistero, che il processo non ha chiarito.

 

Articolo del Corriere della sera- Roma

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