Com’era l’orecchio nell’uomo nella sua fase Sapiens?
Probabilmente nello sviluppo della parte interna dell’orecchio c’è il segreto per la comprensione dei principali passaggi evolutivi.
Le caratteristiche anatomiche dell’orecchio di alcuni fossili umani di 2 milioni di anni fa indicherebbero l’acquisizione di una morfologia per certi aspetti affine a quella dell’uomo moderno. (Fonte Il Tempo)
È ciò che sostiene anche uno studio pubblicato dalla rivista «Proceedings of the National Academy of Sciences-Pnas», studio che si avvale di ricercatori di Stati Uniti, Italia e la Spagna.
Fra gli autori anche Jacopo Moggi-Cecchi, docente di Paleoantropologia nel Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze.
La ricerca ha sottolineato analogie “tra il martello – uno dei tre ossicini dell’orecchio insieme a incudine e staffa – di Homo sapiens e alcuni fossili umani ritrovati in Sudafrica e risalenti a circa due milioni di anni fa. Lo studio ha analizzato sette esemplari che rappresentano Paranthropus robustus e Australopithecus africanus, specie di Ominini fossili, sottofamiglia di ominidi che include gli esseri umani, gorilla e scimpanzè. In particolare, lo studio descrive la più antica catena completa mai recuperata di ossicini (cioè tutte e tre le ossa dell’orecchio) di un ominine fossile”.
Entrambe le specie di ominini condividono questo martello di morfologia umana,
«L’andatura bipede e una riduzione delle dimensioni dei canini – spiega Jacopo Moggi-Cecchi al Tempo – sono stati a lungo considerati come il “marchio di garanzia di umanità”», in quanto sembrano essere presenti nei primi fossili umani rinvenuti fino ad oggi. Questo studio sembra indicare che la lista di questi caratteri dovrebbe essere ampliata, per includere anche le modifiche del martello, sebbene siano necessari altri fossili, anche da periodi di tempo più antichi, per confermare questa ipotesi».
«A differenza delle altre ossa dello scheletro – dice al Tempo ancora Moggi-Cecchi – gli ossicini sono già completamente formati alla nascita e con dimensioni che non cambiano nel corso della vita di un individuo. Ciò indica che la loro dimensione e forma sono sotto un forte controllo genetico e, nonostante le loro piccole dimensioni, portano con sè molte informazioni importanti dal punto di vista evolutivo».