L’otosclerosi è una patologia che colpisce la staffa, uno dei tre ossicini situati nell’orecchio medio.
A causa della crescita di osso esuberante, la staffa si irrigidisce e non riesce a trasmettere correttamente il segnale sonoro alla coclea.
Può colpire entrambe le orecchie (otosclerosi bilaterale).
La causa dell’otosclerosi è genetica e ha quindi carattere ereditario.
Colpisce le donne in misura maggiore rispetto agli uomini.
Il sintomo principale è la perdita dell’udito.
Una ipoacusia progressiva che, nei casi più gravi può evolvere anche in sordità grave.
In generale, la gravità dell’otosclerosi dipende dallo stadio della malattia, dallo stadio 1 con sordità moderata allo stadio 4 con sordità grave e funzione cocleare compromessa.
In gravidanza i sintomi possono diventare più evidenti a causa delle fluttuazioni ormonali.
Per una corretta diagnosi è necessario fare l’esame audiometrico tonale e quello impedenzometrico. Il primo diagnostica l’ipoacusia mentre il secondo evidenzia invece un’alterazione o l’assenza del riflesso stapediale, ovvero il riflesso che, in caso di suono troppo intenso, blocca la catena ossiculare presente nell’orecchio medio e che permette una diagnosi precoce.
L’otosclerosi si risolve chirurgicamente, in quanto non esiste una terapia medica risolutiva.
L’intervento è la stapedotomia che, a differenza della strapedectomia, non prevede la rimozione della staffa.
La stapedotomia consiste nel praticare un foro nella platina della staffa, attraverso il quale viene inserita una protesi di teflon, simile a un piccolo pistone.
Un intervento delicato che non richiede, però, tempi di recupero dilatati.